Oggi tratto di un tema molto controverso: i Nativi d’America.
Chi sono? Tutti li conosciamo come i “cattivi pellerossa che uccidevano i cowboy” o come “indiani d’America”. No.
Il termine specifico per trattare di questi americani è “Nativo Americano“, in inglese Native American.
Alcuni studiosi come Berkhofer, Scheckel e Trachtenberg si sono trovati di comune accordo nel definire gli “indiani” come Cives Americani: cittadini americani, coloro che hanno costituito le fondamenta identitarie dell’America.
I Nativi Americani
La principessa Disney Pocahontas, per capirci, che tra l’altro è esistita per davvero, (lo sapevi?), era una Nativa Americana. I Nativi Americani vivono oggi nelle Riserve. Cos’è una Riserva?
Una fetta di terra recintata dove vivono da decenni. Qui sono stati letteralmente ammassati, come capre praticamente. Sono vere e proprie realtà parallele a tutto il resto dell’America.
Gli “indiani” erano troppo fastidiosi. Diavolo, avevano pretese assurde nel 1800! Rivendicavano il suolo americano, perché era il loro! Assurdo, vero? Pensa te che iniziarono a farsi strada dal South Dakota due tizi dai tratti un po’ asiatici e con la pelle color della terra che calpestavano.
Si facevano chiamare in modo strambo: Toro Seduto, o Sitting Bull in inglese e Cavallo Pazzo, o Crazy Horse. Abitavano con tutta la loro gente in America del Nord da molto prima che “l’uomo pallido” arrivasse. Tuttavia, i loro usi e costumi, le loro tradizioni, i loro rituali, il loro immorale modo di vestire, offendevano i coloni europei. Per non parlare del colore della loro pelle.

Nativi d’America, fonte web
Per gli americani (i coloni) era impossibile gestire tutte le tribù native. Le avevano già trovate autogestite, ben regolamentate e con tradizioni secolari con le quali non potevano condividere terre piene di oro ed altre ricchezze. Perciò, cosa fare di questi “selvaggi”?
Spedirli tutti nelle loro terre, ma a patto che restino tutti insieme e facili da controllare, sembrò la scelta migliore. Ritagliarono qualche ettaro di terra e con qualche recinto li rinchiusero tutti lì.
Sembra che i Nativi riservassero lo stesso trattamento alle altre tribù che venivano sconfitte in battaglia. I coloni hanno solo preso ispirazione. Così nascono le Reservations.
La realtà nelle Riserve
Qui i Nativi venivano letteralmente segregati. Una vera e propria segregazione a casa loro. Il tutto contornato da sfruttamento, cruenti abusi e torture, discriminazioni di ogni genere e “rieducazione”, soprattutto religiosa. In passato si ribellavano a questa espropriazione di terre e diritti. Da ciò..
Il genocidio dei Nativi d’America è uno dei più taciuti dai libri di storia e uno dei più disumani. Iniziato dai primi coloni nel 1500, si stima che si sia concluso alle porte della Prima Guerra Mondiale.
In modo davvero sarcastico, questo è ciò che è accaduto.
Non ci credi?
“Più di 100 milioni di morti. […] Colombo ha attuato l’uccisione di mezzo milione di indigeni.”
D. Stannard, Oxford Press, 1992
“Il concetto di Hitler dei campi di concentramento, così come la praticità di genocidio devono molto, così ha affermato, ai suoi studi di storia inglese e degli Stati Uniti. Ammirava i campi per i prigionieri boeri in Sudafrica e quelli degli indiani nel selvaggio West; e spesso ha elogiato l’efficienza dello sterminio degli Stati Uniti – per fame e combattimenti irregolari – dei selvaggi rossi che non potevano essere conquistati con la prigionia.”
John Toland, Adolf Hitler, p. 202
Le Riserve oggi
Le riserve sono circa 566 ad oggi nelle qualisi parlano più di 100 lingue differenti e la più grande è di proprietà dei Navajo. Occupa 14 milioni acri tra Arizona, New Mexico e Utah e conta circa 180.462 abitanti. Questa è quella che ho avuto il piacere di visitare io ad inizio gennaio 2011.
Non sapevo ancora nulla dei Nativi, non li avevo studiati né avrei mai immaginato che mi sarei innamorata per il loro mondo.
I Nativi sono uomini molto orgogliosi e molto legati alle loro tradizioni, perché simbolizzano tutto il loro patrimonio storico e socioculturale. Vivere nelle Riserve oggi, però, ha 2 aspetti: il positivo e il negativo.
POSITIVO:
Senso di riscatto e rinascita.
Per restare al passo con i tempi, molte tribù hanno capito l’importanza del miglioramento degli standard di vita. Questo ha significato un risveglio totale ed un’apertura al mondo dei “bianchi”. Si sono rimessi in gioco ed hanno permesso l’organizzazione che alcuni tour guidati nelle Riserve.

Nativi Americani nella riserva, fonte web
Lo scopo principale è preservare le tradizioni originali, degli usi e costumi, la condivisione del loro stile di vita a stretto contatto con la natura per spargere consapevolezza nel mondo. Tuttavia, l’idea fondamentale è quella di sensibilizzare il turista verso la loro mistica cultura.
Promuovono l’artigianato locale, che è in pieno rinascimento. Per questa ragione lungo le strade dei territori dei Nativi si incontrano tantissime bancarelle di monili, manufatti e oggettistica varia.
Se per caso decidessi di visitarli, ricorda che è meglio non andare nel periodo natalizio (come abbiamo fatto noi). Tutti i banchetti erano vuoti, a causa delle gelide temperature. Ricordo, però, come se fosse accaduto due minuti fa, che un pickup parcheggiò vicino a noi e i Navajo ci vennero inncontro all’Horseshoe Bend, proponendoci palle di natale intagliate nella pietra locale e dipinte a mano e gioielli di turchesi. Li indosso ancora con in mente i loro lunghi e lisci capelli color ebano raccolti in delle trecce.

Io all’Horseshoe Bend
NEGATIVO:
Senso di smarrimento e autodistruzione.
La perdita dell’identità è il dilemma con cui ogni giorno il Nativo deve fare i conti. La Riserva è una prigione in cui è doveroso mantenere un legame col passato ed allo stesso tempo progredire coi tempi. Il razzismo, i pregiudizi, gli stereotipi non abbandonano mai quei luoghi e per contrastare la triste realtà si abusa di alcool e droghe.
Sherman Alexie tratta questo aspetto sarcasticamente in The Lone Ranger and Tonto Fistfight in Heaven in maniera geniale.

Sherman Alexie, fonte web
È Nativo degli Spokane e scrive della sua vita nella Riserva, romanzandola. Ciò che ne emerge è sconvolgente.
I Nativi sono consapevoli della propria identità storico-culturale, quella della caccia nei boschi, del powwow, della Ghost Dance. Allo stesso tempo, però, si ritrovano relegati in una vita che nessuno di loro ha scelto. Per questo i protagonisti abusano di alcool e droghe, per evadere dalla realtà e crearsi mondi onirici in cui tutto può tornare ad essere com’era.
Tutto ciò genera una vita di sofferenze, povertà e degrado psicofisico dalle quali solo i più forti sopravvivono. Ecco perché una percentuale di suicidi non indifferente ogni anno riguarda i Nativi.
Realtà triste, ma reale.
Allora, che ne pensi?
Antonietta
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Grazie,
sono tornata un po’ indietro nel tempo leggendo questo articolo.
Indietro di qualche anno quando una ragazza nervosa in casa mia scriveva e leggeva notte e giorno per la sua tesi di laurea incentrata sui Nativi d’America.
Per caso la conosci?
Brava Dona sempre così!
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Dona
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Per caso sono io? Che periodaccio quello… Ma ne è valsa la pena, vero mami? 😀 Grazie di esser passata!
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Merilù
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Bello e appassionante anche se triste…. Grazie ci sono cose che neanche immaginavo grazie ancora
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Dona
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Grazie a te di esser passata 🙂 scriverò di altre curiosità 🙂
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